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Lo dice chiaramente Schopenhauer: «Deve vivere in eterno per soffrire in eterno, quel povero diavolo creato dal nulla, che avrebbe, per lo meno, diritto al suo nulla originario... e se poi ci mettiamo anche le altre dottrine di Agostino, che tutto ciò era stato stabilito in precedenza dalla predestinazione e non dal libero arbitrio, a questo punto non sappiamo più che cosa dire». Ripetiamo qui la frase del filosofo Hans Jonas, riportata nel saggio "Il concetto di Dio dopo Auschwitz": «Ormai si deve rinunciare o all'idea della benevolenza divina o a quella della sua onnipotenza. Se Dio è onnipotente, non è completamente buono, e viceversa». Queste considerazioni, da sempre, costituiscono un "giallo": perché le domande dell'uomo sull'origine del cosmo e sul motivo della propria esistenza sono antiche quanto l'uomo stesso, rappresentando quindi il primo "giallo" in assoluto che (ancora) si tenta di risolvere. Al contrario delle rispettive "evoluzioni" che sono frutto di recenti scoperte scientifiche (ancora non conclusesi). Ciò fornisce all'autore lo spunto per iniziare un percorso di speculazione filosofica che lo condurrà, con gradualità e per esclusione, a elaborare e proporre una nuova teoria metafisica, una teologia naturale "scientificamente supportabile" (neurofilosofia).